Realizzare vaccini in anticipo per scongiurare future ed impreviste pandemie: questo l’obiettivo degli scienziati inglesi.
Di fronte allo spettro sempre incombente di una pandemia imprevista, gli scienziati britannici hanno attuando un approccio proattivo che prevede lo sviluppo di vaccini – in via preventiva – per salvaguardare l’umanità contro l’enigmatica “Malattia X”. Tale impresa è meticolosamente portata avanti all’interno dei confini fortificati del complesso di laboratori governativi ad alta sicurezza di Porton Down, nel Wiltshire, dove un team dedicato – di oltre 200 scienziati – è in prima linea in questa innovativa iniziativa.
Un centro di ricerca per prevedere la malattia X
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, quella che è definita “malattia X” potrebbe “derivare da un agente patogeno attualmente non riconosciuto come causa di malattie umane”.
Il compito degli scienziati prevede la mappatura di territori inesplorati, compilando, a tal scopo, un catalogo di potenziali virus animali, in grado di trasmettersi agli esseri umani e proliferare – a livello globale – con una velocità senza precedenti.
La natura nebulosa e indefinita della imminente minaccia ha portato all’elaborazione della dicitura “malattia X“.
Il Centro di sviluppo e valutazione dei vaccini della struttura di Porton Down ha ampliato i propri studi, dunque, al di là del COVID-19, al fine di concentrarsi sulla malattia da definire, focalizzandosi su una serie di agenti patogeni ad alto rischio. Tra questi, ricordiamo l’influenza aviaria, il vaiolo delle scimmie e l’hantavirus, una malattia propagata dai roditori.
L’influenza aviaria, d’altronde, rappresenta una delle preoccupazione più forti per gli esperti. Rapporti recenti della Royal Society for the Protection of Birds – infatti – indicano un aumento del numero di vittime tra gli uccelli marini, attribuito a un ceppo virale virulento H5N1 che circola in tutto il mondo.
Sebbene la trasmissione sia stata rilevata tra i mammiferi, l’impatto sugli esseri umani è rimasto limitato.
Rischi crescenti amplificati dal cambiamento climatico
Uno studio ha rivelato che il cambiamento climatico e gli spostamenti della popolazione stanno esacerbando il potenziale di una nuova pandemia.
L’urbanizzazione e il cambiamento degli ecosistemi hanno facilitato la trasmissione virale tra specie diverse, esemplificata da casi come l’influenza aviaria.
I cambiamenti climatici hanno consentito la migrazione di vettori di malattie – come zecche e zanzare – in regioni precedentemente inospitali.
Riproduzione riservata © 2024 - LEO
ultimo aggiornamento: 5 Settembre 2023 16:21